VIN SANTO


 

Qualche tempo fa mi capitò di leggere, non ricordo dove, alcune ricette proposte da gourmand toscani che mi avevano colpito per la loro eterodossia: utilizzavano, infatti, il Vin Santo come ingrediente. In una si parlava di crostini di pane scuro bagnati con Vin Santo, ricoperti con una crema a base di milza e fegatini di pollo saltati al burro; nell’altra di vitello tagliato a fettine cotto in padella con olio e spruzzato con gocce di agretto di Vin Santo.
Non mi permetterò di esprimere un giudizio su queste “prelibatezze ”fintanto che non le avrò assaggiate, anche se, sino a quel momento, continuerò a considerare il Vin Santo esclusivamente uno straordinario vino da dessert o da abbinare con formaggi, quali il gorgonzola.
Vi sono diverse leggende sull’origine del suo bizzarro nome. La più simpatica è quella che ne attribuisce i meriti all’arcivescovo di Nicea che, giunto a Firenze nel 1439, dopo averne assaporato un bicchiere esclamò: ”Mi par vino di Xantos”. Non si capì mai se il monsignore facesse riferimento al vino dolce di quell’isola, oppure alla stessa parola greca che significa giallo ambrato. Fatto sta che i presenti associarono la parola xantos al termine santo. È da qui che nasce il Vin Santo.
Da secoli la tecnica di produzione del Vin Santo toscano rimane immutata, tuttavia lo si può trovare dolce, abboccato o secco, a seconda delle uve bianche utilizzate: Trebbiano, Malvasia, oppure Chardonnay, Vermentino. Si lasciano appassire su stuoie di canna fino a dicembre, pigiate, travasando poi il vino in piccole botti dove viene lasciato riposare per almeno tre anni, sistemando i caratelli (questo è il nome delle botti) nelle vinsantaie, il sottotetto arieggiato delle fattorie dove il vino, sotto l’influsso delle escursioni termiche stagionali, realizza la sua perfetta maturazione.
Da segnalare il Vin Santo della Fattoria di Montemorli di Poggibonsi: ottenuto da uve Trebbiano, Malvasia a cui viene aggiunto un 10% di uve rosse Sangiovese, si caratterizza per il colore giallo ambrato e un gusto pieno e ricco che lo rende l’immancabile alter ego degli eccellenti cantuccini di Prato. Non disdegnate neppure l’accostamento con formaggi, a lungo stagionati, o erborinati.

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