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Atelier
van Lieshout (Olanda) interviene nella fortezza di Montalcino, commentandone
la vocazione militare con sculture il cui materiale principale è un ritrovato
recente, il vetroresina, che contrasta volutamente con le antiche pietre
del fortilizio; negli spazi interni della fortezza sono sparsi finti ordigni
e macchine belliche: all'esterno un camion che contiene una sorta di arsenale,
l'Atelier des Armes, e una Mercedes modificata con un cannone con cannone;
all'interno tre cannoni, diciotto disegni, un tavolo, 14 sedie e 4 figure
umane. Per il loro materiale e la loro forma le opere hanno l'aspetto inoffensivo
dei giocattoli, ma le dimensioni le rendono minacciose. Esse si collocano
al limite tra ironia e presa d'atto di una realtà molto cruda: la guerra
non è una parte del nostro passato. Ha abbandonato alcuni luoghi, come appunto
la fortezza di Montalcino che è divenuta una meta gastronomica, ma ne ha
fatto propri altri e non cesserà mai di esistere. Il comportamento aggressivo
è insito nell'animale-uomo e viene espresso da sempre nei suoi giochi infantili.
Nella storia non è affatto diminuito, ma anzi oggi si avvale di materiali
sintetici, di armi industriali e ripetibili, di motivi sempre piŻ sofisticati
per incanalare energie primitive. Malgrado l'opera abbia intenti piŻ ludici
che morali, ci racconta che non rendersi conto di tutto assurdo questo sarebbe
colpevole . |
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