Il Brunello
Perché lo hanno chiamato “brunello”? Non è una località, né un vitigno, eppure contraddistingue probabilmente il vino italiano più conosciuto nel mondo. È un nome di fantasia, antesignano di un modo moderno di chiamare i vini che non hanno una storia da raccontare. Invece il “brunello” ha compiuto oltre cent’anni. Il nome deriva dal colore caratteristico, a seguito del quale sembra che i contadini del comune di Montalcino chiamassero quel vino rosso che è stato “inventato” da Ferruccio Biondi Santi che, forte dell’esperienza vitivinicola del nonno materno, farmacista enologo, selezionò un clone particolare del sangiovese nella sua tenuta Greppo, le cui uve, vinificate senza l’aggiunta di altre varietà, dettero inizio a una tipizzazione nuova dei vini toscani di allora.
Per un lungo periodo il Brunello è rimasto una questione privata dei Biondi Santi: forse gli unici che avevano creduto sulle potenzialità di questo rosso. Soltanto un’altra famiglia, i Colombini, si era convinta del valore di questo vino; il debutto nel 1961 della loro etichetta, con la dicitura Brunello accanto allo stemma di famiglia, ebbe come conseguenza la rottura dell’amicizia con i Biondi Santi che sentivano questo “marchio” come di loro proprietà.
Il Brunello, però, dalla fine dell’Ottocento sino alla metà degli anni Settanta non è stato un vino molto diffuso e apprezzato. Le cose cambiano attorno alla fine degli anni Settanta, quando comincia la grande corsa al Brunello. Infatti in quel periodo il mercato interno e i turisti tedeschi,inglesi, svizzeri e americani cominciano a scoprire questo rosso toscano, un vino per chi ha molta pazienza, come viene più volte titolato. È un vino che deve essere invecchiato.

| Montalcino | Colle di Val d'Elsa | Volterra | Casole d'Elsa | San Gimignano | Poggibonsi |

 

 

 
   
 
   
   
   
   
   
   
© Arte Continua 1996-2002. Per le opere il © copyright è degli artisti
Casole d'Elsa
Colle di Val d'Elsa
Montalcino
Poggibonsi
San Gimignano
Siena
index