Ci sono luoghi dove tutto sembra essere buono. Il pane, il vino, il paesaggio, l'arte, le strade. Un'armonia di luoghi e cose che trova radici comuni negli uomini che in quei luoghi abitano e ne manipolano quotidianamente le risorse per renderli piú vivibili nella sostanza come nell'aspetto. Più semplicemente, se è vero che un buon vino non si fa senza una buona uva è peró altrettanto vero che questa è condizione necessaria ma non sufficiente. Se sulla buona uva non intervegono infatti le mani esperte dell'uomo, allora il prodotto di partenza non può che essere migliorato. Ma se le mani esperte non hanno buona uva, allora sarà impossibile avere un gran vino. Gira e rigira, insomma, è l'uva che fa grande il vino, se l'uomo non c'è la mette tutta per peggiorarne la qualità.

Ecco, in sintesi, lo spirito della Guida all'Andar Lento di Arte all'Arte 2002. Terra, mani, mercato. È questo il senso che Michele Taddei e Roberto Rossi, quest'anno insieme ad un nuovo compagno di viaggio, l'amico e collega Marco Antonucci, hanno voluto dare al vademecum per un itinerario saporito attraverso i luoghi di Arte all'arte. Nelle due precedenti edizioni sono stati descritti i prodotti tipici (2000) e gli uomini che animano le campagne della toscana centrale (2001). Tutti oggi sanno riconoscere la bontà di un bicchiere di vino, la fragranza di un pane ancora caldo, la freschezza del miglior extra vergine, il gusto di un cacio di pecora o di un prosciutto 'nostrano'. Ma cosa c'è dietro? Sangiovese, Trebbiano, Leccino, Moraiolo, Appenninica, Cinta, Costoluto, Chianina, Zolfino, sono solo alcuni dei nomi di prodotti che noi mangiamo ogni giorno ma dei quali a volte abbiamo appena sentito parlare. E sono proprio loro i protagonisti della Guida 2002, i prodotti di base.

Il criterio guida di quest'anno sarà quindi la materia prima che, elaborata sapientemente dagli uomini attraverso le 'ricette' della tradizione ma anche gli spunti dell'innovazione, dà il prodotto finale. il Brunello infatti non sarebbe esistito senza figure storiche come Ferruccio Biondi Santi, ma ricordiamoci che a questi va il merito di aver saputo valorizzare il sangiovese grosso, ovvero la materia prima.

Le uva, le olive, il grano, il maiale, la chianina, la marremana, il latte e la carne ovina, il paesaggio ci guideranno nella campagna senese, tra le sue tradizioni e la sua storia, gastronomica e non. Con occhio attento al futuro e alle innovazioni.