Numerose sculture di terracotta, ce ritraggono in parte coccodrilli, in parte uomini in posizione fetale, sono state adagiate su altrettanti tavoli rettangolari di ferro scuro: più piccoli per i coccodrilli, più larghi per gli uomini. Ciascuna scultura ha un colore leggermente diverso dalle altre, in relazione al tipo di terra usata e ai materiali a cui è stata mescolata: sabbia, ossidi e altri elementi scelti in maniera casuale o istintiva. Ciascuno dei 'dormienti' è stato posato con il suo tavolo nell'invaso di raccolta delle acque situato dietro al fronte della fonte costituita da sei ampie arcate a sesto acuto. Le opere sono visibili affacciandosi al parapetto. La Fonte delle Fate, una costruzione del XII secolo, viene continuamente alimentata da acqua che filtra dal terreno circostante e muta il suo livello a saconda della piovosità: ciò implica che le sculture possono venire anche parzialmente immerse nell'acqua, da cui normalmente emrgono di circa dieci centimetri.
La disposizione casuale delle sculture unita alla forma rigida dei tavoli conferisce alla vasca l'aspetto di un quadro parzialmente geometrico e parzialmente fluttuante. La begetazione e il muschio che ricoprono le pareti della fonte, nonché il picchiettare di gocce d'acqua dalle pareti stesse, danno all'ambiente un'atmosfera primordiale. La Fonte diventa un utero nel cui liquido amniotico sono immerse forme di vita primordiale, dai rettili agli uomini rappresentati in posizione fetale, talvolta coperti da una sorta di placenta, in altri casi frammentati e ricomposti in maniera approssimativa. L'aspetto di rovina si collega con ciò che è lontano, inconscio, perso nelle nostre radici sia ontogenetiche sia filogenetiche.

  "I Dormienti" di Mimmo Paladino è stato trasformato in mostra permanente per Arte all'Arte 2000
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Altri segni che richiamano allo scavo nella storia collettiva e nella storia individuale sono un carro stilizzato che reca numerosi piccoli volti sul suo asse e un elmo gigantesco, entrambi in bronzo, collocati nello spazio quadrato antistante le arcate.
Nella sacrestia della vicina chiesa di San Lucchese Paladino ha collocato inoltre tre dipinti, la cui struttura formale è stata ricavata dal fondale delle formelle dipinte da Memmo di Filipuccio per il mobilio della sacrestia stessa. L'artista non ha ritenuto rilevante che esse non fossero collocate in un luogo non accessibile al pubblico, considerando prevalente l'aspetto di omaggio all'opera d'arte da cui erano ispirate e accogliendo di buon grado il fatto che esse venissero a collocarsi in un locale nascosto ma utilizzato quotidianamente.

  Un'ultima parte dell'intervento di Paladino ha consistito nell'installazione di alcune sculture, dieci quadri e quaranta disegni con cornici a forma di spada al cassero di Poggio Imperiale, una fortezza progettata da Sangallo su richiesta di Lorenzo il Magnifico, probabilmente prototipo per l'edificazione del Forte Belvedere di Firenze. L'imponente edificio, nato per scopi militari e abbandonato da circa sessant'anni, è stato sgomberato e ripulito per l'occasione, nel tentativo di riportarlo alla visibilità del pubblico e di incentivare il lavori di restauro.
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