Diamond,
Cingolani, Martegani.
>La prima
getta, in nero e in marmo, l'ombra di ciò che non c'è più.
L'ombra di una delle decine di torri che sono sparite dal cielo di San
Gimignano. Così parla con e di ciò che è assente.
Con la speranza della memoria (perché anche senza torre tu cammini
sulla sua ombra) e la disperazione per ciò che è perduto
(perché l'ombra è rotta, come un bastone che rompe l'illusione
ottica quando lo metti nell'acqua). Altrove
nella città, in una strada dove non vengono turisti o soltanto
per caso, lei, nella linea leggermente incurvata delle sue parole cesellate
in rame, si rifà a una vecchia pittura nella quale il santo patrono
conserva sul suo grembo la città in una vallata leggermente incurvata.
Anche qui lei sfiora soltanto, quasi invisibilmente, il passato e rianima
con ciò il nostro presente. Il secondo, Cingolani, è andato
a vedere dietro le finestre dove nessuno ha perduto qualcosa, dove nessuno
cerca qualcosa. Finestre che non abbandonanoi loro segreti. Finestre non
del soggiorno o del salotto, ma finestre di stanze vuote e sperdute. Finestre
verso le quali nessuno guarda e dalle quali nessuno guarda. Lui sostituisce
le finestre con vetri dipinti con figure che improvvisamente fanno rivivere
gli angoli oscuri e perduti in un mare di luce e in uno strano commento,
gesticolato comicamente.
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